L’Unesco ha aspettato forse il numero perfetto, il mille, per dichiarare il Delta dell’Okavango sito di assoluto interesse naturalistico per l’umanità intera. È accaduto il 22 giugno a Doha durante la conferenza annuale dell’organizzazione internazionale.
Il nuovo sito è unico nel suo genere, è il delta interno più grande del mondo, cioè non sbocca in mare o in un lago, bensì si allarga e disperde sull’arida vastità del deserto del Kalahari, creando il verde tappeto che accoglie la vita in quella parte di Africa.
Per celebrare quest’evento, ho deciso di portarvi con me tra le sue acque… Una visione.
Dopo il deserto giallo, piatto e sempre uguale a se stesso, la terra sembra scomparire sotto il peso di mille rivoli di acqua verde e scura. Una fitta rete da cui si innalzano, vincendo la palude, infinite isole. Nel mezzo, elefanti a perdita d’occhio, che vagano guadando i bassi canali, e ippopotami la cui pelle lucida e bagnata segnala la presenza rifrangendo la luce del sole. Accade poi di salire su un mokoro, una di quelle canoe ricavate dai tronchi degli alberi, e di navigare tra ninfee e papiri, sfiorando l’acqua come una dea.
Nella perfezione del silenzio, appare dietro un sipario di canne un anastomo, col suo becco a forma di schiaccianoci, e una colorata jacana in equilibrio sulle foglie galleggianti. Libellule e damigelle danzano tutt’attorno felici e una coppia di babbuini approfitta del romantico scenario per un istante d’amore. Un bufalo osserva diffidente, mentre sul mokorol’Okavango culla i pensieri. L’acqua sembra ferma, bassa e scura, ma ovunque la vita si muove senza sosta. Ecco il Delta dell’Okavango, un’ultima goccia di Paradiso in terra.
source: “Vanity fair.it